Luciano Giustini ragionamenti a lettere..

Constantine

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Sono andato a vedere “Constantine“. Devo dire la verità, ero molto scettico. Tant’è che ho fatto una cosa che non ho mai fatto nella mia vita finora: sono andato da solo. Un’esperienza da fare, che ripeterei.
Per un paio di motivi. Perché in verità rischiavo di mentire a me stesso: andavo perché c’era Keanu Reeves, (da Matrix 3 aspettavo di vedere la sua prima riapparizione sul grande schermo), e non volevo costringere altri a sorbire una presunta scemenza di film solo per le mie preferenze attoriali. E poi perché, diciamo, essendo “indottrinato” su cose religiose, ero ragionevolmente certo si trattasse di una accozzaglia indigesta di citazioni e credenze, leggendo trama e recensioni (non conoscevo il fumetto) avevo avuto questa netta impressione. Quindi, le premesse erano negative.
Il film invece mi è piaciuto.
Innazitutto, le cose che nei film del genere sono scontate, qui sono brillantemente evitate: l’anti-eroe “bello e dannato” non ha la storia con la ragazza, anzi; le citazioni religiose sono credibili (beh, non tutte: ma rispetto alle premesse ed alla media dei film del genere..); gli aspetti teologici sono nel complesso relativamente salvi (se si eccettua, ovviamente, la “scommessa” di Dio di einsteiniana memoria e la presenza dei mezzosangue); infine, il finale è perfetto.
John-Keanu Reeves oramai come anti-eroe legato al cristianesimo è sdoganato. Già nell'”Avvocato del diavolo” mi era piaciuto, ma qui è meglio. Scettico, sarcastico, impassibile eppure nervoso, quasi incazzato, intenso e moderatamente glaciale rende credibile il personaggio che intepreta. Il regista (se non sbaglio alla sua prima esperienza) è stato bravo a scegliere, e soprattutto a non concedere nulla agli stereotipi del genere. Specie nei dialoghi, che mi aspettavo banali e apocalittici e invece sono piuttosto coerenti e concreti.
La prima frase che mi ha colpito è di Gabriele (che nel film è un angelo “stronzissimo”) “John, tu non credi affatto. Tu sai, che è molto diverso” che riassume un po’ l’esperienza del nostro, costretto in terra a fare l’esorcista non tanto per scelta quanto per necessità. Un esorcista molto bravo, ovviamente. Che conosce bene cosa c’è “di là” e cosa di qua, ma, incidentalmente, non ha molta stima di Dio, sebbene cerchi di riottenere le sue grazie. Ma non ha “fede”. Lui sa soltanto cosa succede.
Constantine vede i demoni, come gli angeli, che in questa dimensione assumono sembianze umane, ci parla, con quelli che lui chiama i “mezzosangue”. Un’esperienza che oramai è allenato a vivere, e che lo porta a dire una frase molto interessante del film, quando chiede alla ragazza “Se non crede nel diavolo” e prosegue “Dovrebbe. Il diavolo crede in lei“. Mi sembra che sia ripresa anche nel trailer.
Certo, il fatto che Reeves, in questa come in altre scene, ricordi molto Thomas Anderson/Neo di Matrix è un particolare da non trascurare, e concede molto al film. Ma anche la regia è buona: pessimista, ma non pessimistica, l’orrore e la morte ci sono, ma in modo non pedante, non lezioso. Mai troppo.


E a proposito di regia (o di fumetto), i demoni sono cattivi e questo va bene, ma soprattutto sono i parallelismi immaginifici a colpire (e qui gli effetti speciali ci stanno tutti): ad esempio l’inferno non è un luogo così strano e diverso, ma è semplicemente la stessa realtà in cui viviamo, la stessa città, gli stessi luoghi solo in un’altra dimensione dove sono bruciati, orribili, spazzati da un vento caldo e insopportabile e dove le anime condannate soffrono le proverbiali pene. E mi ha molto colpito anche questa figura di Gabriele androgino che si rivela doppio, e che dopo il meraviglioso “Il cielo sopra Berlino” di Wim Wenders dà una interpretazione così diversa degli angeli.

Termino con uno spezzone dell’intervista alla produzione:
“E’ un uomo che attraversa sia la luce che il buio”, dice Shuler Donner del personaggio. “Non è malvagio, ma neppure perfetto. Credo sia solo una persona che ha avuto una vita molto difficile, ma l’ha affrontata con senso dell’umorismo e questo è uno dei motivi per cui abbiamo voluto Keanu Reeves. Sapevamo che lui sarebbe stato in grado di esprimere questa visione”.
Ah, per una banale coincidenza oggi è S.Costantino.

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