Luciano Giustini ragionamenti a lettere..

Ho visto Everything Everywhere All at once ed è una cagata pazzesca

I 17 euro peggio spesi della mia vita, credo.

Sono andato a vedere Everything Everywhere All at Once, ed erano anni che non andavo al cinema (al netto della pandemia), e forse c’era un perché, che avevo fatto finta di voler dimenticare. Il film è praticamente una cagata pazzesca che la metà basta.

Non riesco a capire come abbia fatto a vincere ben 7 Oscar (se non pensando maliziosamente che il multiverso e le sue metafore siano state generosamente sponsorizzate). Va bene la bravura degli attori, va bene la tecnica, ma a parte aver saccheggiato Gli spiriti dell’isola e The Fabelmans di Spielberg (come giustamente osservato su Facebook) non c’è molto altro.

Per la prima volta nella mia vita io e la compagna di visione siamo usciti prima dalla sala. Davvero, non mi era mai successo pure nelle peggiori o più strane proiezioni che mi fosse capitato di vedere. Ricordo ancora Il grande silenzio, visto con un amico religiosissimo che mi portò alla visione di un film in cui praticamente non c’erano dialoghi: era la vita in un monastero di stretta osservanza. La metà dei presenti si alzò e se ne andò dalla metà del film. E c’era un motivo: non era un film. Era una telecamera che inquadrava monaci, muri, e silenzio.

Eppure rimasi e c’era un perché: l’introspezione della meditazione e della disciplina dei monaci voleva proporre spazio per intravedere un pensiero, una filosofia. Qui l’opposto, un’opprimente compressione di generi, in cui invece gli altri sembravano divertirsi. Mentre era una tortura: mi sentivo un po’ come Alex in Arancia Meccanica nella sala torture con Ludovico Van e l’ultra violenza…

Sono cambiati i tempi forse e non me ne sono accorto. Questo schifo d’accozzaglia di generi, agli occhi di un 50enne sembrava un B-Movie giappponese degli anni ’70, venuto pure male. Mentre gli altri giovini ridevano. A me pareva la tensione adatta a un preadolescente, con sorprese ridicole, un evidente incartamento giuggionesco già a metà film (ché i registi Daniels evidentemente hanno pensato, a torto, di aver raggiunto qualcosa di interessante già nella prima parte) – e con tutta la storia dell’Alphaverso che faceva acqua tenuto insieme dalle forzature rese in modo incoerente e contorto e scioccamente ridicolo – fin dalle prime battute.

Evviva Netflix & Co. Almeno se vedi ch’è una cretinata smetti di vederla subito, senza sensi di colpa e senza la tortura di rimanere lì a doverti sorbire una Kotiomkin fantasy (la Corazzata Potëmkin di fantozziana memoria) del 2022!