Luciano Giustini ragionamenti a lettere..

Così parlò De Baggis

Io preferisco i punti di vista, ai fatti. Ai fatti ho rinunciato da tempo.
mafe | Email | Homepage | 09.24.04 – 5:01 pm | #

Questo commento, apparso sul blog “Maestrinipercaso” in seguito al post “Più che il plagio,è il modo” è leggibile qui, e, nel caso non fosse più disponibile, anche qui.
I fatti, invece, per chi volesse sapere come sono andate le cose in questa vicenda, sono riassunti qui e su Beta.
Mi limiterò a scrivere qualche commento su questa incredibile vicenda.
Oltre che di mancanza di stima reciproca, come dice Marco Schwarz, c’è stata secondo me anche una fondamentale differenza di approccio.
Da una parte, l’approccio di Beta è stato 1) rispondere subito alla richiesta di spiegazioni, 2) parlare con l’autrice di Beta dell’articolo che ha pubblicato e del problema, chiedendole spiegazioni, 3) togliere l’articolo online nel testo in causa, 4) verificare nel più breve tempo possibile e correggere l’articolo scusandosi con gli interessati e apponendo la rettifica in modo visibile e completo. Il tutto in questa sequenza. Un approccio che direi professionale, senza aggiungere altro.
Dall’altra parte, un approccio (uso le parole di Lanfranco) di “linciaggio pubblico”, svolto senza conoscere le cause o quantomeno le dinamiche e i tempi del possibile errore, pubblicato senza ascoltare l’altra campana, formulando le ipotesi più disparate su quanto stava avvenendo, (la migliore: un disegno “volto a danneggiare umanamente e professionalmente De Baggis”).
In mezzo, una rivista che è online dal 1996 e con un nome del tutto rispettabile, una collaboratrice che è stata presa di mira sul sito dei “Maestrini per caso“, e che ha dovuto subire pesanti ironie sul suo nome, e l’ordito di “plagio” verso un errore editoriale, che si poteva e si doveva sicuramente evitare, ma che si poteva risolvere con un chiarimento nel giro di poche ore.
Così non è stato, il motivo è che quel post “umorale” sul blog ha creato un’esasperazione dei toni (con contorno di Metitieri a peggiorare ulteriormente le cose) da portare ad un irrigidimento inevitabile. Naturalmente di fronte a tali comportamenti non si ha voglia nè di perdere tempo, ancorché le polemiche montino e infurino, nè tantomeno di “porgere l’altra guancia”.
Peraltro, su chi sia stato “danneggiato umanamente e professionalmente” perchè accecato dalle antipatie di qualcun altro, lascio al lettore decidere chi sia.
La brutta storia è comunque servita: per capire che la fiducia nei collaboratori è sacrosanta ma a volte non basta: questa non è giustificazione, ma una presa d’atto.
E perchè per certe persone…forse la cosa più giusta è ignorarle e basta.
P.S. Ringrazio chi mi ha scritto in e-mail per il sostegno e i consigli su questa triste vicenda.

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