Luciano Giustini ragionamenti a lettere..

Adelphi ieri e oggi

Tra un impegno e l’altro (da un anno a questa parte, i burocratici hanno la meglio), riesco a leggere qualcosa. Sono i famosi “libri del comodino”, per me coincidenti con la mezz’ora prima del sonno. In realtà, i miei libri del comodino sono talvolta improponibili (per dire, sorvolo sulle mie riletture di Giobbe – quello meno famoso, il biblico).
blondet.jpg Ultimamente, però, regalato da un caro amico, sto appassionandomi ad un edito po’ vecchiotto ed a suo modo “famoso”, Gli Adelphi della dissoluzione (è del 1994). Del quale esistono pochissime recensioni in giro, per cause che qui è fuori luogo individuare. Perlomeno io non varierò il computo, non ora visto che devo ancora finire di leggerlo.
Ma magari lo faccio.
Direi una lettura consigliata, se fosse possibile consigliare a cuor leggero libricini che iniziano così:

“Il Papa deve smettere di fare il katéchon” esclamò d’improvviso Massimo Cacciari. Mi stupì la sua foga, e ancor più il fatto che subito dopo parve pentirsi, come se la parola gli fosse sfuggita. Era un giorno del settembre 1993, e io lo stavo intervistando… Katèchon ? Non ricordo molto di greco. Dovetti chiedergli che cosa volesse dire. “Katèchon è Ciò-che-trattiene”, rispose Cacciari guardandomi incerto: “Ciò che trattiene l’Anticristo dal manifestarsi pienamente. San Paolo, ricorda?”.

(Maurizio Blondet, “Gli Adelphi della dissoluzione”, Strategie culturali del potere iniziatico, Ares, Milano 1994).

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