Luciano Giustini ragionamenti a lettere..

Ironia in chiave gesuita

Contrariamente alla regola che vuole il Preposito Generale dei Gesuiti in carica a vita proprio come il Papa (da qui il soprannome di “Papa nero”), Kolvenbach aveva già sottoposto la sua richiesta di dimissioni a Giovanni Paolo II, che le aveva rifiutate per non creare un precedente. Riproposte al nuovo pontefice, questi le ha accettate.
Da qui la necessità di eleggere il successore di Kolvenbach, all’inizio dei lavori della XXXV Congregazione Generale, che ha chiamato a Roma 216 delegati dei Gesuiti di tutto il mondo, i quali ieri hanno eletto, al secondo scrutinio (aveva mancato il quorum al primo turno per un soffio) lo spagnolo Padre Adolfo Nicolás, divenuto il 29° Preposito generale della Compagnia di Gesù.
Persona mite, colta e con alle spalle una lunga esperienza in Estremo Oriente (come si evince dal suo profilo ufficiale), cinque lingue (Spagnolo, Giapponese, Inglese, Francese, Italiano) parlate correntemente, il nuovo Generale dei Gesuiti ha fatto conoscere subito le sue doti comunicative raccontando, all’inizio della Messa di stasera, un’episodio che ha suscitato ilarità. Secondo l’uso, non appena eletto, prima della Messa d’insediamento anche lui era stato condotto, come nuovo Generale, nelle stanzette della Residenza del Gesù (che ospitava fino a ieri lo stesso Padre Nicolás) dove Sant’Ignazio scrisse le Costituzioni dell’Ordine. Accompagnato dai quattro delegati più anziani e da quello più giovane, a porte chiuse gli sono stati letti i passi delle Costituzioni sui doveri del Padre Generale. «Ascoltando questa lettura e ancora scioccato per ciò che era accaduto – ha detto – il primo impulso è stato quello di fuggire da quel luogo. Ma le porte erano state chiuse».
Gremita di gesuiti e di fedeli la Chiesa del Gesù, molto partecipata la Messa; emozionante è stato il momento conclusivo, col nuovo Generale che si è recato all’altare di Sant’Ignazio, realizzato dal gesuita Andrea Pozzo alla fine del Seicento, per venerare le reliquie del Santo. L’altare, con la statua d’argento del Santo, è svelato da un meccanismo che fa scendere la pala, attribuita allo stesso Andrea Pozzo con sant’Ignazio che riceve da Cristo risorto il vessillo con il monogramma “JHS”, ossia del nome stesso di Gesù.
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(da State of the Nation)