Luciano Giustini ragionamenti a lettere..

L’amata Vienna


Come forse qualcuno saprà, a Pasqua sono riuscito a coronare un sogno che inseguivo da diverso tempo: visitare Vienna! In questo momento così particolare, poi, la cosa ha assunto per me significati anche diversi dal semplice viaggio. Nel senso, di ricerca interiore.
E comunque ci sono anche riferimenti ad eventi ultimi. Ad esempio sono stato lì anche perché volevo vedere l’arcivescovo di Vienna, quel Christoph Schönborn che è considerato uno dei papabili. Comunicativo, dal viso gentilissimo e aperto, dottrinalmente ben formato, aperto al dialogo con le altre chiese. Avrei voluto vederlo, nella cattedrale di S.Stephan, ma in quei giorni si trovava a Gerusalemme, purtroppo. Ma, diciamo così, lui è venuto da noi nel senso che sta ormai a Roma da qualche giorno e proprio giovedì scorso ho avuto modo di vederlo, nella Messa che ha celebrato ai SS.Quattro Coronati, antichissimo monastero romano. Confermando la mia impressione di una personalità carismatica quanto semplice!
Vienna è la città dei sogni. Silenziosa, bella, operosa. Una città a “dimensione d’uomo”, come si dice utilizzando un termine abusato, eppure abitata da 2 milioni di persone. Dove la lingua tedesca è più dolce, dove la gentilezza è una regola di vita, dove le persone sono precise, educate, ma neppure fredde, mai eccessive, anzi al contrario, calde. Dove tutto è semplicemente accogliente, con un’eleganza innata portata con disinvoltura e ritmata dalla musica che è presente nei vicoli della città storica e che accompagna il passeggio dell’anima. Mentre giravo per Vienna lo stress mi scivolava via, senza che me ne accorgessi. Alla fine della giornata non mi sentivo “stanco” (a parte la fatica fisica di camminare o andare in bici tutto il giorno), ma anzi ricaricato dentro.
La cosa che più mi ha colpito, e che rimarrà la sensazione che mi porterò appresso fin dal primo giorno, è stata di “sentirmi a casa”. Credo che ognuno abbia un luogo geografico dove si sente a casa, che non coincide necessariamente con il luogo in cui abitiamo. Per me è stato lì. Non avrei voluto tornare a Roma, che pure amo.
E’ stato un piacere scoprire, peraltro, che diversamente dalla Germania, dove pure sono stato più volte, ed altri paesi nord-europei, gli italiani in Austria sono ben visti. Credo, per il semplice fatto che forse di italiani ce ne sono pochi, e ben integrati con il paese, oppure solo turisti, come me.
Ho parlato spesso inglese (come ormai mi sta capitando di fare da quasi un anno a questa parte) che anche a Vienna, come in tutte le grandi capitali, è oramai la lingua compresa da tutti. Sono stati pochissimi i casi in cui non ho potuto farmi capire. Per fortuna ho anche imparato qualche rudimento di tedesco, il che mi ha salvato da brutte figure, ad esempio con il controllore di un treno che mi faceva notare che avevo pagato meno del dovuto. In Austria vige il principio della “buona fede”: un errore è considerato distrazione. Così con un sorriso e qualche spiegazione si supera qualsiasi malinteso. Quanta differenza!
La gentilezza, dicevo, ma soprattutto l’attenzione agli altri e il senso dell’accoglienza. Nella serata del sabato antecedente la Pasqua la carissima amica austriaca che mi ha ospitato aveva invitato alcuni amici nel dopocena. Orbene, senza che io dicessi nulla, per educazione si è parlato sempre in lingua inglese, perché altrimenti io sarei rimasto fuori dalla conversazione. Un gesto molto gradito ed anche un buon esercizio linguistico. Ci siamo fatti delle grandi risate insieme. Anche perché i bicchieri di vino andavano come colombe dal disio chiamate: la regione viennese è zona di coltivazione, e hanno ottime annate!
Vienna è, ovviamente, la città della cultura. Molte delle mete museali, e delle istituzioni culturali, sono esemplari e trasformano l’Austria in uno dei centri culturali più importanti in Europa. Io ho visitato il Kunsthistorisches museum, dove c’era una mostra del Canaletto (bellissima), e dove purtroppo volevo vedere anche i due dipinti del Vermeer che però in quei giorni si trovavano in Olanda. In compenso ho conosciuto una ragazza americana, Natalie, davvero simpaticissima, che faceva un mega-viaggio culturale delle capitali europee!

Una visita a Vienna è come una passeggiata con il passato. Il potente e glorioso impero asburgico è scomparso da tempo, ma la metropoli è ancora lì a ricordarcelo con la maestosità e l’imponenza dei palazzi imperiali, un capolavoro del barocco la cui impostazione grandiosa traspare da ogni dettaglio. Vienna e tutta la regione nord-orientale dell’Austria è anche un mix di culture est-europee, la cui integrazione non mi è mai sembrata una limitazione, ma piuttosto una melodia dell’incontro che pervade l’aria, che sembra oscillare, specialmente nel primo distretto, pieno di konzert haus, in un medley dei valzer viennesi, una marcia di Radetzky o una sinfonia di Bruckner. Uno dei sentori del riuscito amalgama culturale è proprio nell’architettura moderna: eleganti edifici di vetro si alternano ad imponenti strutture grigio-verde-dorate dei palazzi storici ed alle raffinate ma sobrie abitazioni private, fino a sfociare nella Stephansplatz e nel corso limitrofo, il centro della città e…isola pedonale nel più assoluto senso della parola (la preservazione degli spazi è tipicamente austriaca).
Un aspetto curioso è rappresentato dai negozi: quasi tutti quelli centrali sono “firmati” da architetti. L’attenzione allo stile d’altronde è un leit motiv che fa di Vienna una città dove si “definisce lo stile”, percepibile a occhio nudo. Uno stile sempre sobrio e impeccabile: tipicamente, anche il negozio di “cianfrusaglie” è curato ed elegante.
Ci sono poi i coffee-shop ovunque, di tutte le fogge e capacità, e di tutti i costi. Non c’è angolo di strada o di vicolo dove non ci si può fermare a gustare in pace qualche golosità o anche solo un cappuccino. E quando scrivo “in pace” intendo proprio nel silenzio e nella tranquillità che solo buone abitudini consolidate permettono: ad esempio, puoi rimanere seduto quanto tempo vuoi nei caffé. Nessun cameriere verrà mai a dirti o anche solo a “farti capire” che te ne devi andare, anche se stai seduto ore e non prendi niente dopo la prima ordinazione, ma magari vuoi solo fare due chiacchiere con il tuo vicino di tavolo, oppure, come me, scrivere un po’ del diario di viaggio. Naturalmente in ogni caffé ci sono i giornali che puoi leggere gratuitamente.
In ogni occasione torna predominante questa “cultura dell’attenzione” all’altro, al buon vivere, che dona un senso di serenità e che ti fa capire che il nostro Paese purtroppo, a volte è “sbagliato” e non è che altrove è uguale, come si è portati a credere. L’importante è non cadere nelle cattive abitudini italiane, e, magari, non portarsele con sé.

Le mie mete più visitate sono state ovviamente le chiese. A Vienna sentire la messa cantata ha un altro significato che in Italia: i concerti in chiesa sono all’ordine del giorno, e lì l’organista schiaccia i tasti per eseguire Mozart, o Bach, per esempio. Sentire la messa di Pasqua nella enorme cattedrale gotica di S.Stefano è stata un’esperienza straordinaria, quasi quanto trovarvicisi di notte, durante una veglia, quando è tutto spento tranne le luci delle migliaia di candele accese. Vienna è piena di chiese, ed ogni chiesa una sorpresa: questo è un altro lato che me la fa amare. C’è da dire che il tessuto religioso è ancora presente, e la cattolica austria sembra tenere rispetto alla scristianizzazione in atto in tutta l’Europa.

Vienna è la città del silenzio. Il modo migliore per visitare Vienna è in bicicletta. Viaggiare in bicicletta a Vienna, ed in generale in Austria è normale. Tutto è previsto per le bici esattamente come, ad esempio, in America ogni cosa è studiata per le automobili. Esiste un sistema viario per le auto e uno per le biciclette: strade, cartelli, regole. In ogni piazza c’è un parcheggio per le bici, ogni semaforo ha il semaforino per le bici, e così nelle stazioni, nelle scale, ci sono gli scivoli scanalati per scendere e salire con la propria bici. Ogni strada principale ha la pista ciclabile, e nelle strade dove non c’è spazio, è disegnata a terra la stradina per la bici. Dove è proprio pericoloso, c’è il divieto di accesso per i ciclisti. E ovviamente tutti lo rispettano. Io non stavo a Vienna, ma in un paesino vicino, e la raggiungevo con un treno tutti i giorni, negli ultimi due ho portato anche la bici con me. Puoi portarla infatti in treno, ogni vagone ha lo spazio per le bici. E’ sufficiente pagare il biglietto anche per sè e per lei, e non c’è bisogno di fare altro, basta dirlo al controllore. Intere famiglie si spostano così. Tutto è intuitivo, logico come la maggior parte delle cose in Austria. Ve l’immaginate voi andare con la bici negli affollatissimi treni italiani? A proposito, ci si possono tranquillamente rimettere gli orologi, con i treni. Partono ed arrivano esattamente al minuto indicato.
Per concludere, qualche osservazione pratica.. Una cosa che salta all’occhio ad un romano ad esempio è che ci sono un sacco di automobili costose e nuove, ma anche molte auto “vecchie”: attenzione, vecchie per noi. In Austria le auto sono tenute benissimo. Un’auto di dieci anni sembra di tre, perché la manutenzione è costante, tutte le auto sono pulite, in ordine, sicché possono circolare senza problemi, e soprattutto ciò garantisce che l’inquinamento a Vienna sia bassissimo, ad esempio: nessun diesel emette fumo nero allo scarico. Tutto questo è qualcosa di traumatico e contribuisce a far capire quanto si dovrebbe fare da noi: siamo abituati alla puzza ed allo smog di una città che è rumorosissima e stressante. Peraltro, e questo è il secondo aspetto interessante, ciò dipende anche da un altro fatto: a Vienna non c’è un motorino! Non uno scooter, niente. Qualche moto, raramente. Se consideriamo che gli scooter e i motorini sono i principali responsabili tanto dell’inquinamento acustico quanto di quello ambientale, capite bene che differenza si viene a creare con una città come Roma, dove i motorini sono quasi mezzo milione…!
Infine qualche annotazione sparsa:
-A Vienna i semafori hanno il rosso ed il giallo che si accendono insieme per indicare quando sta per diventare verde. Così ci si prepara…
-Non ci sono Fiat (neanche una! Ho visto solo qualche Alfa Romeo). Ho chiesto alla mia amica e mi ha risposto: “Perché non funzionano, ovvio.”
-Nessuno suona la tromba, anche perché è vietato. Beh, lo sarebbe pure in Italia: ma avete mai sentito qualcuno che rispetta la regola da noi?
-Le auto della polizia non usano le sirene ma solo i lampeggianti (ovviamente tutti si spostano subito). Solo le ambulanze nei casi più urgenti azionano le sirene.
-Se una cosa non si può fare, un viennese vi dirà con aria dispiaciuta che “Sfortunatamente non si può proprio fare, mi perdoni tantissimo, questa cosa qui no, ma”, e subito dopo vi dirà le cose che altrimenti si possono fare. Se una cosa si può fare, invece raggiante vi risponderà che “Si, può fare questo, questo, quest’altro, anche questo…!”.
-Il traffico è semplicemente diverso. A parte le regole, l’attenzione costante alle bici ed ai pedoni, il sistema di segnaletica perfetto ed efficiente, è proprio l’educazione a fare la differenza. Un aneddoto significativo: mentre stavo cercando di scattare una foto in una prospettiva migliore, non mi ero accorto di essermi progressivamente spostato in mezzo alla strada. Stavo lì che cercavo di trovare la giusta angolazione (saranno passati diversi minuti) quando sento un timido “Beep!” alle mie spalle. Mi volto e, con una sorpresa da italiano, vedo una coda di auto che stava pazientemente aspettando che io finissi! Siccome passava il tempo, l’automobilista in cima alla fila ha suonato per avvisarmi. Ora, faccio notare che lo spazio per passarmi di fianco c’era, ma c’erano le strisce!!!
-In generale qualsiasi orologio a Vienna segna sempre l’ora esatta.
-In Austria tutto è pulito, a partire dalle strade, dai cassonetti (tutti), per finire alla gente. Per curiosità, domandavo alla mia amica “Voi, come vedete gli svizzeri?” Lei mi ha risposto “Oh! Sono sporchi.”
Credo che quando vedrò un turista austriaco in Italia d’ora in poi mi farà tenerezza. Devono avere uno shock quando vengono da noi.
Ho scattato più di 140 foto, tra telefonino e macchina digitale, e le ho raccolte in un set. L’indirizzo è questo: http://www.flickr.com/photos/luciano/sets/195598/
Ogni foto nasconde un aneddoto… Così sto cercando di fare una didascalia per ognuna, ne ho già coperte la metà..
Si, il ritorno alla vita romana è stato difficile…con tutti i ricordi che essa comporta..Ma vabbè.

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