Luciano Giustini ragionamenti a lettere..

In morte della gelateria Pellacchia

La notizia è arrivata così, come un fulmine a ciel sereno. E me l’ha data una persona di origine polacca, anche lei frequentatrice di quella gelateria.
All’inizio, non volevo crederci. Continuavo a dire a me stesso, “Non può essere, sicuramente si sbaglia”. Forse ha capito male. “No no, è tutto vero purtroppo. Hanno venduto a Damiani, il gioielliere. Ha chiuso”, assicura.
La Gelateria Pellacchia a Via Cola di Rienzo. The best gelato. Dal 1900. Anzi, dal 1890, quand’era una latteria.
Nessun altro a Roma sapeva fare il gelato così: nemmeno S.Calisto, forse ecco giusto il cioccolato poteva rivaleggiare ma per il resto, nessun paragone; neppure Fassi ha mai avuto la stessa morbidezza e gusto, anche se ottimo; neanche Giolitti, sebbene ci si sia avvicinato molto, è mai riuscito ad uguagliarne la freschezza e la leggerezza. Era un gelato da palato sopraffino, senz’altro, ma tutti riuscivano comunque a capire che era particolare. Bastava prendere la panna. Montata a mano, servita da un grande contenitore in acciaio, superbamente buona. O il pistacchio, divino. Qualsiasi gusto alla frutta corrispondeva ad un momento di felicità. Leggerezza e bontà in un connubio unico: chiunque era in grado di digerirlo, anche per questo era frequentato da persone di ogni età, dalla borghesia bene di Prati e da chi voleva assaporare QUELLO specifico impasto e non altri e si fermava proprio lì, mettendo regolarmente la macchina in doppia fila e rischiando multe e improperi per poter avere quell’attimo di beatitudine.
Quando qualche persona veniva da fuori ospite da noi, io avevo l’onore di portarla a via Cola di Rienzo. Ricordo ancora mia cugina, e tanti amici e parenti, e persone care, ricordo anche Karina, quando la portai là per la prima volta, mi ricordo ci sedemmo ai tavoli, sul marciapiede. Non lo facevo mai perché in genere amo prendere il cono, come da tradizione.
Ma per lei avevo fatto un’eccezione, volevo che potesse gustarne di più, e in tutta calma (d’altronde mangiare il gelato da un cono, se non l’hai mai fatto, non è semplicissimo, e per una persona del Nord Europa non è scontato che sappia come si fa e con che tecnica, specialmente se col caldo).
I proprietari, senza figli, non hanno voluto continuare la tradizione, e non apriranno altre gelaterie. Nessuno erediterà la ricetta, a quanto pare, e questa, tra le tante, è senz’altro la più triste delle notizie.