Padre Pio, o delle cialtronerie del giovane Neri | Luciano Giustini

Padre Pio, o delle cialtronerie del giovane Neri


 

Premessa (non indispensabile): Il frate di Pietrelcina non ha mai smesso di provocare reazioni. Per molti è una figura santa, e lo è stata prima che la Chiesa se ne rendesse conto. Per altri è solo un frate che ha fatto del bene, come ce ne sono stati tanti. Ma per una ristretta minoranza Padre Pio è "un fastidio", una figura da dileggiare, anche ricorrendo a mezzi di fantasia.
Così Gianluca Neri, un blogger d'eccezione quando non si occupa di santi, ha messo insieme (in due puntate, una su Clarence e una - la più recente - su GNUeconomy) una serie di affermazioni su Padre Pio che con la figura del frate centrano poco o niente, mostrando un'incapacità di leggere criticamente la realtà e la mentalità in cui Padre Pio viveva ma soprattutto vedendo Padre Pio come "il fenomeno che gira intorno" al frate, senza nessuna intenzione di capire lo spirito con cui operava.

Ciò premesso, effettivamente stona un po' e peraltro incuriosisce molto la presa di posizione di Gianluca Neri contro Padre Pio. Chissà, forse ha avuto qualche parente lontano che venne cacciato a male parole dal frate, oppure sente il bisogno di esternare qualcosa per lui poco comprensibile. La cosa non è di interesse tranne per il fatto che sono state scritte diverse inesattezze ed è giusto fare qualche puntualizzazione, come avevo promesso quando Gianluca Neri postò il polemicone su GNUeconomy

Per capire manifestazioni di santità come quelle di Padre Pio, bisogna capire - prima, e approfonditamente, non solo il periodo storico ma il vissuto religioso.

Francesco Forgione (questo il nome da civile di Padre Pio) nasceva a Pietrelcina, un piccolo paesino vicino a Benevento, che di agricoltura viveva - o per meglio dire cercava di non morire. Gente "povera ma onesta" in una società "cristiana", forse un concetto un po' ostico da assimilare per chi, credente o no, considera oggi la religione roba da Medioevo. Il cattolicesimo era vivo e vegeto e permeava la vita di quelle comunità in maniera profonda e sincera. "Personaggi" come la Madonna, S.Giuseppe e Gesù Cristo erano persone famigliari e un bambino all'epoca poteva desiderare di chiudersi in convento per "amare e servire Dio in questa vita e goderlo in paradiso".

Padre Pio, e come lui tanti, aveva la certezza che l'uomo ha un'anima immortale e che il fine di tutti gli uomini, dal Papa all'ultimo villico del beneventano, fosse di vivere "in grazia di Dio" (espressione oggi difficile da comprendere anche per i più volenterosi Papaboys). In un tale contesto, il giovane fra' Pio sceglie coscientemente di indossare il saio cappuccino, ed in un vissuto povero lo "stile" francescano gli calza a pennello.

L'ideale spirituale del frate fu l'imitazione di Cristo, per rendere vive nella propria esperienza le parole e le opere di Gesù. Questo cammino si esprimeva con un linguaggio liturgico: i rosari, le confessioni, le messe erano i mezzi con cui testimoniava la profonda partecipazione ai misteri della fede. Tuttavia non è lecito confondere una fede profonda con dei disturbi mentali.

L'obiezione più forte, che Gianluca Neri riprende ed amplifica, è che le famose stimmate apparse sul corpo di Padre Pio nel 1918 fossero la somatizzazione di un'isteria, come "non diagnosticò" padre Agostino Gemelli. Infatti, e qui c'è la prima della lunga serie di inesattezze, il confratello, pur recandosi ufficiosamente a S.Giovanni Rotondo in realtà le stimmate non le vide mai. Padre Pio non gliele mostrò perchè aveva ricevuto precisi ordini in tal senso dal Sant'Uffizio e padre Gemelli, non avendo alcun ordine scritto da parte dell'istituto, non potè che recedere scrivendone poi fandonie e cattiverie.

Ancora, Gianluca Neri sembra essere rimasto uno dei pochi a non sapere che il vescovo di Manfredonia, Gagliardi (qui, qui e in generale qui informazioni sul prelato), con faciloneria citato tra le fonti, era in realtà una persona dall'abito morale decisamente inopportuno per la sua carica: fu persino allontanato dalla diocesi, e soprattutto Padre Pio gli convertì le amanti. Di fatto era la persona certamente meno indicata a dare consigli o giudizi su Padre Pio.

Il medico Giovanni Bignami, citato dal CICAP a sua volta citato da Neri, definisce le stimmate "necrosi dell'epidermide di origine nevrotica", dovute a suggestione e mantenute aperte, probabilmente, dall'utilizzo di iodio. Neri dà per assodato che il frate consumasse fiumi di iodio sorvolando con nochalance su quel 'probabilmente' grosso come una casa. Le piaghe del frate furono studiate, suturate, bendate e sigillate per impedire appunto che le potesse provocare autolesionisticamente. Ma tolti i sigilli, dopo il tempo opportuno per la cicatrizzazione, le piaghe si presentavano fresche e grondanti sangue: questo è un fatto, documentato da Romanelli e Testa, due medici. E' ingiusto pensare che essi accettassero l'inspiegabilità delle stimmate per il solo fatto di essere cattolici: Gemelli stesso lo aveva fatto contro ogni deontologia.

Per ultimo, veniamo al rapporto tra Padre Pio e Cleonice Morcaldi, su cui Gianluca Neri ci "sguazza", proponendo soltanto alcuni estratti delle lettere (alcuni anche errati, ad es. le frasi del "giglio" sono invertite)

Per padre Pio era una "figlia spirituale": il termine spiega benissimo il loro rapporto. Il rapporto con Cleonice è innanzitutto di direzione spirituale che non può essere avvelenata da analisi pseudopsicologiche, anzi la direzione spirituale (il rapporto confessore-penitente), come viene riconosciuto dalla psichiatria dinamica, contiene anche un elemento di "guarigione". Teresa D'Avila, nelle sue opere spirituali, sostiene con arguzia tutta femminile che l'uomo non può e non deve amare tutti allo stesso modo. Le situazioni concrete, le affinità, ecc. creano legami particolari. Un esempio del legame tra Padre Pio e Cleonice Morcaldi è il fatto che lei nacque il 22 febbraio 1904, giorno della professione religiosa del frate.

Dalla conoscenza della vita dei mistici, si nota che una profonda vita spirituale crea una grande libertà interiore nel gestire i propri rapporti affettivi. Non stupisce quindi che anche Padre Pio avesse delle predilezioni e non avesse vergogna di utilizzare un "linguaggio" audace per esprimere i propri affetti. Il fatto stesso che uno spirito religioso non ne provi scrupolo è indicativo dell'assenza di grovigli interiori, per dire. Per non parlare del fatto che la terminologia nuziale (venata di erotismo) è tradizionale nel linguaggio mistico. Padre Pio si è semplicemente adeguato ad una lunga tradizione spirituale tra i quali, per es. (S.) Giovanni della Croce e Teresa D'Avila, Francesco e Chiara d'Assisi, Giovanna Francesca di Chantal e Francesco di Sales, ecc....

Simone Weil, scrisse una volta, molto categorica: "non è giusto vituperare i mistici perchè usano il linguaggio dell'amore. E' un loro diritto. Altri soltanto prendono a prestito le loro parole."

(NOTA: I commenti originali del post sono consultabili qui)


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1 Comment

"L'ideale spirituale del frate fu l'imitazione di Cristo, per rendere vive nella propria esperienza le parole e le opere di Gesù".

Guardi, stavo cercando informazioni su Padre Pio che già avevo trovato tempo fa, ma che avevo perso, e ho trovato il suo sito.
Non so se lei sia cattolico e rischio così di offendere la sua sensibilità di fedele, ma io penso che l'unico potere dell'uomo sia la scienza, non intesa come ragione, ma come conoscienza mai arrivata.Ormai la nostra cultura è giustamente impiantata sulle geniali ed evidentemente inconfutabili scoperte di Sigmund Freud, al cui pensiero antireligioso mi sento vicinissimo (La invito a leggere "Totem e Tabù", e "Sull'avvenire di un'illusione").
La religione è una panacea per l'anima dell'uomo, che è indifeso in un mondo durissimo (a parte per i calciatori strapagati, battuta). La esperienza clinica psichiatrica e psicoanalitica non lasciano dubbi sulla condizione patologica del cosiddetto Padre Pio, che probabilmente era un paranoico con allucinazioni e sintomi isterici e psiconevrotici. Le lettere in cui descrive come il demonio compare nella sua stanza da letto e lo prende e lo sbatte contro i muri, e soltanto la Madonna che appare lo salva da questa violenza "diavolesca" è una palese fantasia isterica. Il Sig. Padre Pio, leggo dalla sua biografia, in gioventù era già una persona disturbata con difficoltà a relazionarsi coi suoi coetanei. Guardi, è molto bello che in nome suo si sia costruito un grandissimo ed efficiente ospedale, ma mi rattrista pensare al medioevo psichico di così tanti italiani, che credono ancora ai santi e ai miracoli.
Sono stato cattolico fedelissimo fino a 14 anni, poi sono cresciuto.
Carlo

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