Luciano Giustini ragionamenti a lettere..

Grande Punto, grandi aspettative

Quando non parlo di telefonini, parlo di macchine. Il mio blog potrebbe essere scambiato facilmente per un déjà vu .. 🙂
In questo periodo sono talmente impegnato (in tutti i sensi) da avere veramente poco tempo per scrivere qui. Chiedo venia 🙂
Ma veniamo al tema della giornata: la Grande Punto, “l’auto della svolta”, come fa notare Moteprezzemolo.
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Il quale usa un termine non casuale: la storia della Fiat è costellata di “auto della svolta” che ne hanno decreato i successi ed i fasti in tempi non ravvicinatissmi. Dalla gloriosa 500 di Dante Giacosa alla 600 che ha motorizzato l’Italia, alla eccellente 127, e poi la celeberrima Uno, ecc. ecc.
Il nome era quasi d’obbligo giacché, come scrive Motorbox, non potevano chiamarla solo Punto perché, visto che la vecchia rimane in produzione, avrebbero dovuto chiamare quest’ultima Vecchia Punto. E non potevano cambiare nome, perché, anche in Fiat, hanno forse (forse..) finalmente capito che i nomi delle macchine NON SI CAMBIANO ad ogni rinnovo. Si migliorano le macchine. Vedi alla voce Polo, Golf, ecc. che stanno lì a perfezionarsi dagli anni ’70 senza mai cambiare nome.
Della nuova Grande Punto si è detto tutto. Quindi a me rimane poco da aggiungere: esteticamente è gradevole (grazie Giugiaro che ogni tanto ti ricordi di noi italiani, dopo che col tuo estro creativo hai fatto la fortuna di tante marche) anche se devo vederla per strada per dare un giudizio più serio.
Mi rimane un po’ sbilanciata la scelta dei motori, non proprio azzeccatissimi: i 2 a benzina sono delle vecchie conoscenze anche un po’ obsolete, ma manca un motore un po’ brioso, di punta: solo un asmatico 1.2 e un 1.4 con 77 cavalli è un po’ pochino. Nel comparto diesel, si passa da due 1.3 con 75 e 90 cavalli a un 1.9 con 120 e 130. E in mezzo? Magari un 1.6 era l’ideale no?
Se fossi stato io a comandare in Fiat, avrei fatto così: ok i due benzina, poi avrei fatto altri due benzina, un 1.4 da almeno un 100 cv e un 1.6 da 120-130 cv. Poi nei diesel avrei aggiunto un 1.6 da 110 cv in mezzo alla gamma. Per la versione supersportiva della Punto non un diesel, ma invece un benzina, magari un 1.8 o un 2.0 preso dalla banca organi del gruppo.
Gli interni sono da verificare dal vivo. Ma non mi sembrano orribili e “da poveracci” come lo sono in genere gli interni Fiat. Con la Stilo c’era stato un salto di qualità in tal senso. Permane nel disegno quella “leziosità” inutile che al centro stile Fiat proprio non riescono a perdere. A me piacciono gli interni alla tedesca, ordinati e puliti nel disegno. Almeno l’ergonomicità sembra essere entrata nel dna torinese, ed è già un passo avanti.
Certo, poi, come dice Chiaraaa, “si chiama sempre Fiat Punto.”
Speriamo che il “nuovo corso Fiat” faccia dimenticare la fama di scarsa affidabilità e qualità che il precedente modello, come in generale tutti quelli della marca, si sono fatto nel tempo all’estero (ad esempio in Austria, dove sono stato, non c’è una Fiat a cercarla col lanternino).
Per il resto, c’è da dire che la Panda e la Punto sono le due colonne portanti delle vendite Fiat. Solo che la Panda è costruita ed assemblata in Polonia, e gli stipendi vanno lì, mentre la Punto sarà interamente costruita in Italia. Non sono nazionalista, però vista la situazione difficile che passano i lavoratori di questo gruppo, mi sento di dire sinceramente: in bocca al lupo, Grande Punto!

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